C’è un libro che si intitola: “Le parole sono finestre (oppure muri)” ed è la traduzione in italiano del libro di introduzione alla comunicazione non violenta di Bertram Rosenberg Marshall.

In generale vorrei che le parole fossero solo finestre, su mondi inimmaginabili sia fisici che di modi di pensare completamente diversi, ma anche riflessioni e approfondimenti su cose che già conosciamo.

La realtà però è che se si usano le parole in un certo modo esse diventano muri e invece che aprire il dialogo lo chiudono perché innescano dei meccanismi di difesa che non permettono la libera espressione. La frase “Sei tu che non te la devi prendere!” racchiude in sé tutto ciò che la comunicazione non violenta certamente NON E’.

C’è chi riesce ad aprire finestre in modo del tutto naturale e chi deve impararlo. Io faccio parte della seconda categoria e proprio perché ho dovuto (voluto) impararlo conosco tutte le regole, proprio come quelli che impararno una lingua straniera e cominciano con la grammatica, cosa di cui un madre lingua non si preoccupa minimamente almeno per i primi sei anni della sua vita.

Qui di seguito vi riporto a braccio quello che ho imparato seguiendo il corso di Comunicazione Non Violenta a gennaio del 2011. 

La comunicazione non violenta ha due nomi, il secondo mi piace di più e si chiama COMUNICAZIONE EMPATICA. Mi piace di più perché è l’affermazione di qualcosa e non la negazione di qualcos altro. Esempio classico: se dico di NON pensare ad un elefante blu, tu a cosa pensi? Voilà…

La comunicazione empatica si basa in quattro blocchi principali, che possiamo suddividere in

TESTA

CUORE

PANCIA

GAMBE

Vi potete immaginare proprio un omino o donnina che ha queste quattro parti…

In queste quattro parti verrà quindi strutturato il messaggio che si vuole comunicare all’altro. In ordine di apparizione:

TESTA – è il primo elemento, quello razionale e oggettivo. La prima parte della mia frase sarà quindi qualcosa di OGGETTIVO: che ho visto, sentito etc. e di inconfutabile, qualcosa che è successo… per essere sicuri che sia inconfutabile è oppurtuno partire con la parolina IO HO VISTO, MI HANNO DETTO CHE… oppure QUANDO TU HAI SCRITTO QUESTA COSA SU FB etc….

E’ successo, possiamo essere tutti d’accordo.

CUORE – come mi sono sentito. Anche questo è inconfutabile. perché tu puoi aver avuto tutte le ragioni migliori del mondo, ma IO posso essermi sentita in un modo o nell’altro, per qualsiasi motivo, che può dipendere anche dalle mie paturnie, conta poco. IO MI SONO SENTITO FRUSTRATO etc. E’ molto importante che questa frasi inizi con IO e non con TU. Di certo “TU mi hai fatto sentire una me**accia” biiiiiip, non va. Nessun altro ha il potere di farti sentire in un modo o nell’altro, ma tu puoi sentirti come ti senti a SEGUITO di qualcosa che potrebbe non esserne la causa principale. Per esempio: vedo un cane che attraversa la strada, mi ricorda il mio cane che è morto un mese fa sotto la macchina, quando vedo quel cane che non c’entra niente e che per caso attraversa la casa, IO mi sento triste. E’ chiaro che il cane è l’evento scatenante della mia tristezza ma in nessun modo ne può essere la causa, nel senso che non può avere la responsabilità della cosa.

PANCIA – nella pancia ci sono i miei valori e i miei bisogni, ciò in cui IO credo. Ci sono le mie preferenze, quello che IO vorrei, e posso comunicartelo, sapendo che potrebbe essere diverso dai tuoi valori e dai tuoi bisogni. Qui la cosa più importante è che io sia in contatto con i miei bisogni più che tu lo sia con i miei. Se io so ciò di cui ho bisogno so su cosa posso scendere a compromesso e cosa no. Per esempio: ho mal di pancia (dato di fatto) mi sento triste perché vorrei poter andare a giocare a pallone (come mi sento) avrei bisogno di mangiare riso in bianco e se possibile che me lo cucini tu, perché non ho voglia di alzarmi a cucinare, ho bisogno di starmene a letto a coccolarmi un po’. (bisogno/preferenza).

E infine:

GAMBE – l’azione per procedere. Io suggerisco, propongo, traggo le conclusioni su qualcosa, mi prendo la responsabilità per quello che propongo. Per esempio: ti chiedo se per favore me lo puoi fare tu questo riso in bianco. E di solito chiudo con una domanda del tipo: ti va? Che ne dici? può andar bene per te? Altrimenti tu cosa proponi?

Quindi nel caso di una OPINIONE, che poi è un po’ l’argomento di questo forum, io dirò: e questa è la mia conclusione, il mio vissuto, la mia idea, dal mio punto di vista mi sembra così. Tu cosa ne pensi?

Una volta che si è passati per le quattro tappe, difficilmente l’altra persona può sentirsi accusata. Può certamente non essere d’accordo, ci mancherebbe, ma ha la possibilità di replicare espondendo la sua TESTA – CUORE – PANCIA – GAMBE, e quindi la danza del dialogo costruittivo può avere luogo e fare in modo che la parole siano FINESTRE.

Naturalmente non sempre abbiamo voglia, tempo etc di aprire il discorso con la domanda aperta del tipo: TU che ne pensi? Sei d’accordo? Se non sei d’accordo, cosa proponi? Può darsi che vogliamo/possiamo soltanto dire per noi come stanno le cose, abbiamo un bisogno di ESPRESSIONE e non di DIALOGO. Va bene lo stesso. Semplicemente ometterò la domanda finale. Per esempio in classe con i miei alunni io dico molto chiaramente che ci sono delle cose negoziabili e certe cose no. Se non sono negoziabili non apro la possibilità di controbattere, tanto se non sono disposta a negoziare, a che serve dire: ti va? al limite posso dire: hai capito? e l’altra persona mi dirà sì o no…

ESEMPIO: Caino tira una mela in faccia ad Abele durante la tua ora di lezione. Come dire a Caino che il suo comportamento è inaccettabile? 

“Caino sei sempre il solito! Ma l’hai capito o no che devi smetterla! La prossima volta ti metto in punizione! Adesso subito prendi quella mela e chiedi scusa a tuo fratello! non ho intenzione di aspettare neanche un secondo di più!”

Oppure: 

“Caino, la mela che hai tirato in testa a tuo fratello gli ha fatto venire un bernoccolo. Io sono molto dispiaciuta di questa situazione ed è necessario che tu la smetta di comportarti così. Propongo che tu ora raccoga la mela e chieda immediatamente scusa a tuo fratello. Che ne pensi?”

Ed ora vi propongo un gioco, un esercizio di scrittura ma anche di riflessione su come siamo abituati a comunicare. Chi ha voglia di farlo mi può contattare con il suo esercizio o le sue riflessioni o perplessità, vi risponderò volentieri! Clicca qui per mandare il tuo commento

ESERCIZIO: 

pensare a delle situazioni e rappresentare ogni episodio tramite due frasi, una usando un esempio della comunicazione emaptica ed una invece no.